La Germania, con un eloquente articolo su “Die Zeit”, ci racconta come sia già una realtà il lavoro senza l’uomo. Nel terminal di Altenwerder, porto di Amburgo, si lavora già senza persone. Non più rischi di furto e l’impianto che funziona in qualsiasi situazione metereologica, sono solo due degli aspetti di questa innovazione. Se un umano entra il sistema si blocca.
C’è già chi intravede scenari apocalittici e chi invece valuta i molteplici aspetti positivi: perdita di posti di lavoro o maggiore efficienza produttiva?
Nella progettazione della Factory 56 voluta dalla Daimler, soprannominata “La fabbrica della Paura”, nessuno sa che spazio avrà il lavoro umano. Alcuni operai raccontano di come si sentano anche loro macchine, visto che nella fabbrica si indossano speciali occhiali che, leggendo i chip inseriti in ogni singolo componente all’interno della fabbrica, vengano guidati nell’assemblamento. E si tratta della costruzione di macchine senza volante e acceleratore, che non hanno bisogno dell’uomo per funzionare. Autobus e taxi senza autisti. Trasporti con mezzi pesanti senza intervento umano.
La vostra nuova auto la potrete progettare direttamente dal sito dell’azienda, scegliendo tutte le caratteristiche e ordinandola direttamente da casa.
Avremo una “seconda età della macchina” così come avvenne dopo l’avvento del motore a vapore? Chissà quale sarà questa volta l’impatto socio-economico…
Addirittura si assiste alla comparsa dei primi consulenti digitali: avvocati, commercialisti, consulenti assicurativi e bancari virtuali, che analizzano contratti, richieste di prestiti e bilanci grazie ad algoritmi che sembrano essere più precisi del lavoro umano.
Esiste un sito, in via di sviluppo con il quale è possibile fare una previsione dell’andamento della propria professione, in base allo sviluppo dell’automazione in quel settore.
Il mondo è pronto? Questa nuova ondata di tecnologia aumenterà il divario tra ricchi e poveri? I ricchi saranno coloro che sono direttamente coinvolti in questi processi di automazione: programmatori, ingeneri, tecnici specializzati… I poveri finiranno per essere tutti coloro che devono ripiegare su lavori per cui è ancora impensabile la sostituzione del ruolo umano: insegnanti, educatori, infermieri… In via di estinzione sono i ragionieri, i conducenti di carrelli elevatori, cassieri…
Le professioni che non possono essere migliorate dalla tecnologia saranno sede di forte competizione lavorativa, con conseguente abbassamento dei guadagni.
A questo punto: chi comprerà tutti i beni prodotti se la maggior parte della società risulterà impoverita?
Sarà il collasso del sistema?
Un cinismo dell’economia è che il capitalismo non muore con i posti di lavoro. Anche se i robot non comprano le auto robotiche, il mercato può adattarsi: con più beni di lusso e servizi specializzati per i redditi più alti e la ricchezza da un lato, e con i prodotti a basso costo per i lavoratori a basso reddito e disoccupati, dall’altra.
Nel quartiere governativo di Berlino nasce il responsabile di “Digitalizzazione del mondo del lavoro“, un dipartimento appena creato. Una figura che dovrebbe contrastare le paure dei lavoratori. Meglio di tutto, con leggi che proteggano questi lavoratori dai rigori della “nuova era delle macchine”.
“La politica non sarà in grado di fermare l’automazione“, afferma Böhning (responsabile del dipartimento di digitalizzazione del mondo del lavoro). “Ma non dobbiamo voltarci di fronte alla trasformazione digitale, dobbiamo invece modellarla attivamente e guidarla nella giusta direzione, fino al punto in cui essa giova alle persone“.
L’adattamento al nuovo scenario prevede un maggior investimento nella qualità della vita e la creazione, attraverso la guida delle nuove generazioni, di un futuro in cui tutti possano essere parte del nuovo scenario, in cui ognuno possa godere della propria fetta di ricchezza. La riqualificazione delle persone per poter essere parte del nuovo sistema, indipendentemente dal vecchio lavoro.
Meno lavoro, più vita?
Si, ma con valori diversi. Non per un mondo senza lavoro, ma per un altro lavoro.
Si aprono scenari di riqualificazione del mondo del lavoro: 25 ore di lavoro a settimana per sfruttare al massimo la produttività dell’individuo. 5 ore al giorno in cui la produttività sia sempre al massimo livello, senza perdita di tempo e necessità di pause.
La nuova società sarà paradossalmente incentrata ancora di più sull’individuo, che dovrà investire sul sociale in ogni suo aspetto. Se il lavoro tradizionale verrà in buona parte sostituito dai robot, una maggiore coscienza sociale salverà anche coloro che non riescono ad integrarsi appieno nel nuovo scenario.